Il Prof. Vinzenz Brinkmann, nel suo articolo “Art of many colors”, nel bel catalogo della Mostra “Serial/Protable Classic”, curata dal Prof. Salvatore Settis, scrive a p. 297 (p. 99 nella versione inglese del medesimo articolo): “Anche il fatto che la Statua B sorregga la pelta, evidentemente solo infilando il braccio nell’ampio passante, contribuisce a differenziarla. L’indice divaricato, infatti, rivela che nella mano sinistra B non impugnava uno scudo bensì un’altra arma, con tutta possibilità un arco e una freccia”. La cosa ci appare sorprendente, anche se capiamo che il modello dello studioso tedesco deve essere stato, oltre che qualche arciere dei frontoni del tempio di Athena Aphaia, “deportati” dalla nativa Egina a Monaco, anche l'”Apollo di Kassell”, presente nella medesima Mostra. La nostra sorpresa nasce dalla semplice constatazione che nella mano s. di B, peraltro quasi identica per postura a quella di A, non c’è spazio tra il dito indice e il medio per reggere alcunché, come si evince da apposita foto allegata. La ricostruzione del Brinkmann, da noi operata graficamente seguendo fedelmente l’ipotesi del ricercatore germanico, ci appare assolutamente priva di qualsiasi credibilità.