
Tanti aumenti per molti lavoratori, ma qualcuno resta fuori - bronziriace.it
Molti italiani troveranno una gradita sorpresa nella prossima busta paga, non tutti però, avranno accesso a questa novità.
In un periodo in cui tutto sembra aumentare, anche gli stipendi provano a rialzare la testa e lentamente cercano di mettersi al passo con l’inflazione. Lo fanno con piccoli, ma costanti aumenti, che interessano diverse categorie di lavoratori, che si ritrovano improvvisamente con gli stipendi maggiorati, anche se di poco.
Secondo l’ultima rilevazione Istat, già a metà 2025 sono stati rinnovati dieci contratti collettivi nazionali, con un incremento medio della retribuzione oraria pari al 3,5%. Un dato che fa ben sperare i cittadini, anche se ancora lontano dal compensare gli effetti devastanti dell’inflazione, ma la direzione sembra essere quella giusta.
Nuovi aumenti, fino al 3% in più
Il tempo medio per il rinnovo dei contratti si accorcia, dai 2 anni e 3 mesi si passa a poco più di 24 mesi. Non è per nulla poco, specialmente se si pensa che al momento ci sono ancora 5,7 milioni di lavoratori in attesa di un nuovo accordo.

La buona notizia, a prfescindere dalle attese, è che in molti casi le buste paga stanno finalmente tornando a crescere, constantemente nel tempo. Tra le intese più recente, infatti, c’è quella firmata all’Aran per il rinnovo del contratto delle funzioni centrali, che coinvolge migliaia di dipendenti pubblici.
Si parla di un aumento medio mensile lordo pari a 558 euro per 13 mensilità, oltre a quasi 10.000 euro di arretrati. Un risultato che rappresenta una vera e propria boccata d’aria non solo per le famiglie in sé, ma per tutti coloro che temono il futuro.
Più nel dettaglio di altre sezioni, l’Istat ha registrato un aumento del 2,3% nel settore industriale, 2,7% nei servizi privati e 2,9% nella Pubblica amministrazione. Ma sono i comparti ministeriali a spiccare per gli incrementi con 6,9%, seguiti da militari e Difesa a 6,7% e le Forze dell’ordine 5,8%
In fondo alla classifica, invece, rimangono immobili le retribuzioni di farmacie e telecomunicazioni, sezioni che tutt’ora rimangono immobili, quasi ignorante dalle amministrazioni e dallo Stato. Una stagnazione di fondi e contratti che preoccupa non solo i due settori interessati, ma lascia aperto un precedente molto pericolosi per gli anni venturi.
Nel privato, invece, il quadro degli aumenti è più eterogeneo, l’agricoltura sale di 5,7%, l’estrazione mineraria di 5,2%, l’alimentare di 4,2% e l’edilizia di 4,7. Bene anche il settore energia col 6,7%, gas e acqua al 3,6%, alberghi e pubblici esercizi 4,4%, anche in questo caso segnali incoraggianti.
Molto più modesti, invece, sono gli aumenti legati al settore commercio, solo dell’1,8% e alla grande distribuzione organizzata, che si ferma al’1,7%. Nonostante ciò, l’indice generale delle retribuzioni contrattuali ha segnato un 2,7% medio rispetto all’anno precedente, un segnale di ripresa che non va ignorato.